Sanremo: 2021 - considerazioni per un ascoltatore annoiato


#spettacolo #sanremo2021 #maneskin #vincitorisanremo

Sanremo: 2021 - considerazioni per un ascoltatore annoiato

E anche quest’anno Sanremo è finito. A parte lo slittamento a marzo, accaduto solamente altre cinque volte, anche quest’anno la settantunesima edizione non è stata portata a casa, nonostante l’anno particolarmente difficile che stiamo tutti vivendo. E se le critiche tutti gli anni prolificano su cifre da capogiro “rubate” ad un Italia economicamente malmessa, quest’anno più che mai il web non si è risparmiato, gonfiando di giorno in giorno stipendi che diventavano sempre più alti. Perché quando c’è da fare i conti in tasca diventiamo tutti degli ottimi contabili. Eviterò di soffermarmi sul pensiero che queste cifre vengono spesso pagate da una carrellata di sponsor, perché poi, se dovessi pensare a tutti i soldi che vengono dati ad altre realtà (a me il calcio non mi interessa ma non mi lamento di ogni giocatore pagato fior di quattrini), o soprattutto tutti quelli mangiati senza neanche aver acceso la tv (politica ad esempio?) finirei in un ginepraio di polemiche inutili.

Per ovvie ragioni è stato un Festival diverso, a partire dalle poltrone vuote, allestite solamente in seconda serata da palloncini tristemente disegnati; fortunatamente anche Fiorello stesso si è reso conto che un “pubblico gonfiabile”, era una cagata pazzesca. Anche perché un messaggio importante e significativo era proprio un pubblico fantasma dell’Ariston, simbolo di tutti i teatri chiusi ormai da un anno. Perché ricordiamoci che oltre agli stipendi strapagati, dietro ad ogni sipario, ci sono milioni di persone che stanno facendo un mestiere, esattamente come tutti noi.

Doveva essere una kermesse della rinascita, e in effetti, visto la durata delle serate, probabilmente si è pensato di avere il tempo di morire e rinascere a nuova vita, o probabilmente avere nel frattempo il tempo di vaccinare tutti.

Certo, Sanremo non è mai stato breve, anzi, ma senza interazione di pubblico, senza ospiti internazionali, con cambi repentini legati alla problematica Covid, forse non avrei tirato tutte le sere sino a 1.30 di notte, e per la finale rincarare la dose di un’ora in più; siparietti simpatici dove Ama e Fiore si sono sicuramente divertiti improvvisando, seppur il primo, direttore artistico, sembrava ospite del secondo, che nonostante la sua bravura indiscussa, doveva essere una spalla del Festival, non un One Man Show di un suo spettacolo. Baglioni e Ferro in effetti, in altre edizioni hanno cantato meno; fortunatamente ci ha pensato la Vanoni a rimetterlo in riga, seppur troppo tardi.

A proposito di Ornella. Qualcuno ha provato a dire che forse sarebbe il caso che si ritirasse, visto che le sue performance non sono state eccellenti. Vorrei precisare che vorrei solo poter avere un briciolo di ciò che lei a 86 anni riesce a donare, con quella voce, con quelle capacità e quell’autoironia. E non cominciamo con il discorso del largo ai giovani, perché quest’anno di giovani (e parecchi sconosciuti) ce ne sono ben stati; se proprio dobbiamo mandare in pensione qualcuno, magari evitiamo di riesumare ospiti che hanno fatto 2 canzoni (trite e ritrite) in tutta la loro vita e hanno lasciato la loro voce a casa vent’anni prima dell’età della Vanoni, che oltretutto ha presentato una nuova canzone scritta da Gabbani, che consiglio vivamente di ascoltare per capire la bellezza che si nasconde dietro a questa signora.

A parte alcuni ospiti che avrei lasciato volentieri a casa, ce ne sono stati altrettanti degni di nota: una splendida Bertè, un’incantevole Pausini fresca di Golden Globe con la sua “Io sì” e un’eccellente Guerritore che ha accompagnato uno dei cinque quadri di Achille Lauro, discusso artista, sempre sopra alle righe. E io credo che a volte ci vorrebbero più Achille Lauro, che colgono l’intelligenza per affrontare alcuni temi, e meno Palombelli che riescono a distruggere un monologo sulle donne in una sua autobiografia piena di contenuti vuoti come un uovo di Pasqua. Fortunatamente ci ha pensato Giovanna Botteri, che con tre parole ha portato la parola donna al giusto rispetto che merita. E quel rispetto poteva essere portato nella bravura di Elodie e Matilde de Angelis, che avrebbero potuto regalare contenuti di alto spettacolo (e un po’ meno Fiorello) per tutte e cinque le serate, piuttosto che qualche top model utile come una scopa in spiaggia.

Infine, ma soprattutto i cantanti, che a volte dimentichiamo che sono i protagonisti del Festival. Vorrei partire da chi, secondo me, avrebbe dovuto avere una postazione migliore: Irama, che oltre la sua canzone ha portato un Cyrano eccellente nelle serate cover, probabilmente penalizzato dalla sua presenza registrata. Noemi che oltre ad essere una figa pazzesca (ma criticata perché si è sempre troppo grasse o troppo magre) ha portato un brano molto carino, così come Gaia. Fortunatamente ci sono stati alcuni ultimi posti, anche se io magari fossi in loro farei dell’altro: Random e Bugo, ad esempio, anche no. Canto meglio io (e fidatevi che non sono esattamente un usignolo). Altri personaggi non ho capito bene: Aiello dicono che sia anche bravino, ma io devo ancora capire cosa abbia cantato. E Renga, qualcuno può chiedergli cosa sia successo alla sua voce?

In cuor mio avrei preferito vedere anche più su Arisa ed Annalisa, ma tollero la loro posizione in classifica.

E ora il podio: a me è piaciuto, perché ho trovato tutte e tre le canzoni interessanti; due estremamente sanremesi e chiaramente vincenti entrambe. E invece no! Hanno vinto i Maneskin.

I commenti su questa vincita sono stati al dir poco imbarazzanti, perché questi sconosciuti (poi appena dici Marlena tutti s’illuminano) sono troppo sopra alle righe per una vincita di Sanremo.

Ora, io non amo la musica rock troppo rock, ma perché no? Perché non può essere vinto da una canzone fuori dai canoni sanremesi? Perché urlano troppo? Ho sentito canzoni con molti meno contenuti e molte urla dove non era necessario. Perché erano in tutina e trucco pesante? Direi che già ci siamo sbagliati con Mamhood che all’Eurosong Contest, ci avrebbe fatto fare una figuraccia e invece è arrivato secondo. E ci siamo sbagliati con Gabbani, confondendolo con un cantante di balli di gruppo su una scimmia. O forse il problema è il look, il gender fluid e l’ambiguità del personaggio? Forse dovremmo essere tutti dei Fedez incravattati come alla Prima Comunione per sembrare più bravi ragazzi? O forse dovremmo essere un po’ meno retrogradi e togliere quella scorza di bigottismo che avrebbe annoiato abbastanza?

Concludendo (prima che l’articolo sia più lungo delle serate stesse) la vincitrice morale è Orietta Berti. Intanto è stata l’unica cantante Over in mezzo a dei pischelli. I suoi vestiti, partendo dalle due conchiglie iconiche della prima serata al tendone di Moira dell’ultima, hanno rischiato di farla arrestare perché è andata a ritirarli dopo il coprifuoco, facendosi inseguire da tre volanti. Inoltre, ha allagato la camera dell’hotel e ha espresso il desiderio di duettare con i Naziskin. Insomma, Orietta è Orietta; io un piatto di tortellini a casa sua con lei e Osvaldo, quasi quasi lo mangerei. E seppur la sua canzone fosse un po’ retro, lei canta.

Ad ogni modo, sarà stato polemizzato, sarà stato lungo con alcuni contenuti o personaggi non interessanti, ma è stato comunque portato a casa come ogni anno. Ci si può lamentare, lo si può schifare (anche se esiste la possibilità del cambio canale o di qualche buon libro), polemizzare e massacrare, ma alla fine, che vi piaccia o meno Sanremo è Sanremo, e io sono fiero di essere uno spettatore con il mio punto di vista. Perché i punti di vista possono averli tutti, ma forse almeno andrebbe guardato.  


08/03/2021
autore: Simone Durante