AND JUST LIKE THAT: sequel con "dubbi" di Sex&thecity


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AND JUST LIKE THAT: sequel con "dubbi" di Sex&thecity

Siamo quasi al termine di questo nuovo sequel di “Sex and The City”, anche se propriamente è stato re-intitolato “And Just Like That”, ma per un vecchio nostalgico come me che ha vissuto le prime serie, aspettando giorno dopo giorno le nuove puntate delle quattro ragazze, non riesco a immaginarlo con un titolo diverso; seppur devo ammettere che il titolo, così come viene calcato in ogni finale di puntata, traducibile con “Ed è così che…” non mi dispiace affatto.

Eh sì, ho parlato delle quattro ragazze, perché sappiamo bene tutti che l’assenza di Kim Cattrall nei panni dell’iconica Samantha Jones si fa sentire; lo sappiamo tutti, e probabilmente lo sanno anche loro, a tal punto di nominarla in ogni singola puntata, forse con la speranza che possa prendere un aereo da Londra e tornare a NYC.

Ma abbandoni a parte, torniamo alla serie e come la vecchia Carrie di vent’anni fa si domanderebbe, cosa ci spinge a voler guardare qualcosa che sa di usato? Non sarebbe come portare le proprie Jimmy Two due color cobalto due volte nello stesso posto?

Perché, seppur mi dicessero che faranno altre dieci serie, io le guarderei in ogni caso tutte, non riesco a trovare quell’innovazione e divertimento per cui era nata la serie. E’ chiaro che i tempi sono cambiati e molti tabù sul sesso, sull’omosessualità e sulle donne, sono meno imponenti rispetto a quando è nata la serie tv, paragonabile forse in quei tempi solo a “Queer as Folk” (che se non avete mai visto, vi obbligo di andare a vedere), ma io credo che si sarebbe potuto osare di più, riguardo la vita sessuale che si scoprono over 50; perché ci si aspetta questo: il continuare a portare il quotidiano di ognuno di noi, nell’imbarazzo del sesso. E perché non farlo dopo i 50 anni, dandogli una chiave ironica in cui, chi come me, non più di primo pelo, si divertirebbe a vedere degli aspetti dove riconoscersi, anche per prendersi un po’ meno sul serio.

Nella vecchia serie c’erano riferimenti tanto esilaranti quanto goffi, dove almeno una volta, ognuno di noi sapeva che era successo anche a lui/lei.

Invece qui si parla troppo di questa morte faticosa di Big, il lutto di Carrie, una Charlotte troppo ancora perfettina e una Miranda che si rende un po’ conto di essere lesbica, forse solo perché gli hanno messo a fianco un marito che sembra abbia 90 anni, anziché lo Steve a cui eravamo abituati.

Forse si sarebbe dovuto iniziare un po’ dopo, una volta elaborato il lutto di Mr. Big, dove Carrie in maniera impacciata (seppur abbiamo iniziato a intravederlo), inizia una nuova relazione; ed è probabile che se riusciranno a fare nuove serie arriveremo a questo. Ma i tempi sono cambiati, e non si può aspettare oltre 20 anni per vedere una serie che sa di un po’ di riscaldato, solo per far conoscere quanto fossero importanti i ruoli di quei personaggi.

Chi li conosce, sa a memoria cosa sia successo a tutte le protagoniste, per filo e per segno, e per chi non le conosce, forse è meglio che le vedano sin dall’inizio con quel brio con cui sono nate.

Immagino una Carrie alle prese con le problematiche del sesso con nuove persone dopo i 50 anni; una Charlotte apparentemente ancora ordinata, ma totalmente esaurita da questa vita fatta di perfetta mogliettina e una Miranda che scopre davvero cosa significa essere lesbica e perché ci ha messo così tanto per capirlo.

Ma per il momento, tutto questo è ancor poco visibile, seppur devo ammettere che sarei molto felice di poter rivedere le ragazze insieme sullo schermo, e chissà, magari sognando in un futuro, Samantha Jones.

Ed è così che… in ogni caso, se non lo avete fatto, non potete non guardarlo, perché è come comprare una Louis Vuitton e chiuderla per sempre dentro un armadio


26/01/2022
autore: Simone Durante